11 ottobre 2014
Molti potrebbero pensare che per un pugliese correre sul Gargano sia giocare in casa.
Ebbene, per chi viene da Bari, dal centro del tavoliere, non è così.
Il Gargano è una regione morfologicamente diversa da tutto il resto della Puglia.
Lo sperone della nostra regione è un mondo a se stante.
In pochi km si passe da bellissime spiagge a tortuosi promontori, si passa dal caldo temperato del mare al fresco di una foresta, la Foresta Umbra, a quasi 1000 metri di altitudine.
Si passa da luoghi di villeggiatura ameni e non troppo sfruttati a luoghi di meditazione, mistici: la Foresta Umbra era già cantata da Virgilio e il santuario di San Michele a Monte Sant’Angelo, uno dei santuari più importanti d’Europa, è stato in grado di colpire anche un non credente come me.
E poi si mangia troppo bene da queste parti!
Sono arrivato a Mattinata il giorno prima della gara, io e la mia ragazza abbiamo alloggiato in uno splendido B&B che affaccia direttamente sulla spiaggia dove sarebbe poi passata la gara: vista magnifica, posto fresco e tranquillo.
il paradiso (sì, quella a sinistra è un angelo! :P )
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Risalendo a Mattina abbiamo trovato uno splendido paesino in festa, con tante chicche gastronomiche da gustare: molte sono note a tutti i pugliesi, ma non dovete perdervi una particolarità locale, il caciocavallo podalico alla piastra! Qui anche le mucche, le podoliche, sono speciali, delle trailer a tutti gli effetti: vivono nei pressi della foresta, bevono meno delle loro colleghe dei pascoli (qui sostanzialmente assenti) e mangiano quel che trovano ai bordi della foresta. Non è raro trovarle su strada o nella Foresta Umbra, infatti. Tutto ciò conferisce al loro latte e al loro formaggio un sapore caratteristico.
La mattina della gara l’emozione era tanta, per me questo è stato il primo trail serio: il Mattinata Trail coi sui 34 km e 1500 metri di dislivello era una incognita per me. Mi sono preparato su fondo naturale, non proprio accessibile da casa mia, ho corso in Calabria su dislivelli da vertical per tutto agosto, ho corso anche sulle consuete strade asfaltate di casa, sul mare e in collina. Ma sarei stato capace di affrontare distanza e dislivello insieme, peraltro con pezzi anche tecnici?
Sulla linea di partenza la tensione si stempera salutando e scambiando due chiacchiere con altri trailer, alcuni prima conosciuti solo su Facebook: scopro che Filippo Canetta, Simona Morbelli, Fulvio Massa sono persone semplici, amabili, così come appaiono su internet.
eccomi qui con il grande Filippo Canetta! Simpaticissimo! |
Il tempo di scambiarsi alcuni incitamenti che siamo già al briefing, tenuto dall’onnipresente Davide Orlandi. Prendo mentalmente nota dei punti difficili e li dimentico quasi subito dopo!
Poco dopo parte la nostra gara, in una giornata di sole e caldo che arriverà a superare i 30° C: non invidio (o forse un po’ sì?) chi correrà la lunga ed è partito 40 minuti prima di noi.
L’inizio è un festoso giro per il paese, che fa il tifo per tutti. Parto piano, anche perché non so nemmeno quanto ci metterò di preciso e preferisco piuttosto accelerare nella seconda metà di gara se la condizione fisica me lo dovesse permettere.
L'inizio di una avventura di 5 ore...
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Usciti da Mattinata, dopo un poco di discesa, cominciamo la prima asperità di giornata, il Monte Saraceno. Sono poco più di 200 metri di dislivello su di un sentiero abbastanza facile. Formiamo un gruppetto di 3 o 4 runner e saliamo chiacchierando: scoprire che i propri compagni di viaggio sono un lombardo ed un calabrese che vivono in Olanda fa un certo effetto; non solo la gara è piena di stranieri, ma anche gli italiani vengono dalle zone più disparate!
Compagni di viaggio! |
Alla sommità del Monte Saraceno passiamo accanto ad una antica necropoli dauna. Stiamo ancora ammirando il paesaggio, guardiamo dall’alto Mattinata, quando la nostra attenzione è richiamata dalla discesa: dopo i primi facili tornanti a pendenze contenute, il sentiero diviene una ripida e molto tecnica traccia che si tuffa, letteralmente, nell’Adriatico! È stupendo correre praticamente su di una scogliera alta 200 metri nel silenzio più assoluto. La discesa è difficile e perdo di vista i miei due compagni di viaggio, decisamente più abili.
La discesa dal Monte Saraceno |
Recupero qualcosa quando la discesa spiana e torna corribile, salvo ripresentare un ultimo tratto bagnato e scivoloso molto ripido, che immette sulla spiaggia di Mattinata.
Qui ci facciamo 2 km di spiaggia, sia sassosa che sabbiosa, sotto un sole già cocente. Sfrutto le mie “qualità” da runner del sud e recupero i miei compagni di viaggio agevolmente. I bagnanti (perchè in Puglia ad ottobre si può ancora andare a mare) ci guardano increduli passare.
Molti runner perdono terreno qui dove serve una certa forza, però dopo 10-12 minuti si torna per un attimo su asfalto e subito in salita. Qui la pianura praticamente si limita alla spiaggia.
Saliamo al primo ristoro, all’hotel Il Porto. Qui ci fermiamo, aspettiamo qualche attardato e gustiamo la frutta: altro che reintegratori salini, melone, arancia e banana sono ben altra roba! Ne approfitto anche per riempire l’acqua: in tutta la gara berrò moltissimo, sfrutto tutta la mia riserva di 1,5 litri e la cosa mi sarà di grande aiuto più avanti. Ora inizia una lunga e continua salita. Prima moderata, poi quasi 3 km di vertical senza nessun albero a ripararci. È qui che guadagno tanto sui miei compagni di viaggio. Per circa 10 km si sale sempre, prima per sentieri ripidi e non tecnici, poi lungo le colline della transumanza, tra erbe e grossi sassi, che richiedono concentrazione e passo sostenuto ma continuo.
Molti si fermano per il caldo, io riesco tranquillamente a proseguire, sudando e sbuffando!
La salita al Monte Sacro prevede un iniziale avvicinamento asfaltato e, subito dopo un altro ottimo e gradito ristoro, dove ho l’occasione di salutare Andrea Valsecchi (onnipresente, su almeno 2 o 3 punti del circuito!), inizia la salita tecnica. Qui torno a guadagnare ancora qualcosina sui compagni del momento e, dopo essere entrati in un bosco, spuntiamo dinnanzi ai ruderi di una abbazia benedettina del 1200! Quanta storia, oggi, su questi sentieri!
un poco stanco, con l'abbazia alle spalle |
Da qui inizia una discesa boschiva con foglie, radici, sassi in ombra che richiede attenzione per tenere un certo ritmo. Me la cavo decisamente meglio che scendendo dal Monte Saraceno. Perdiamo rapidamente quota rispetto agli 850 metri raggiunti all’abbazia, rituffandoci nel calore della giornata, che peraltro sta arrivando alle ore centrali.
Scendo veloce in compagnia di una ragazza irlandese davvero abile in discesa e che si difende bene anche in pianura.
In poco siamo al bivio tra la gara lunga e la corta, dove Davide Orlandi ci passa un po’ d’acqua. Qui avviene il fattaccio: sono in mezzo ad un gruppo di runner della lunga e i volontari ci indicano la strada. Un errore di gioventù dell’organizzazione lo pago proprio qui, forse sarebbe stato meglio fare pettorali di colore diverso in base al percorso, forse ha influito la defezione di alcuni volontari (come poi saprò), ma resta il fatto che prendo per errore la lunga. Dopo 4 km su di un sentiero molto duro e con sassi che si fanno sentire sotto le sottili suole delle mie minimali trail glove, un provvidenziale concorrente della lunga mi vede correre in salita, dove loro camminano e gli viene il sospetto che sia un concorrente della gara di 34 km e mi avvisa che sono fuori strada: sono tornato indietro a tutta velocità e, lo ammetto, pure un po’ incazzato!
Dopo un po’ realizzo che non è il caso di andare così forte e, soprattutto, questo non inficia la bellissima giornata e lo stupendo percorso disegnato tra questi colli: scoprirò di aver fatto 8 km in più e aver perso 45’ ma non è così importante, nei trail conta molto il piacere del viaggio, non solo il riscontro cronometrico, a maggior ragione per me che non sono certo un atleta da podio, anzi!
Torno sul tracciato del Mattinata trail, affronto una dolce salita boschiva e mi appresto ad affrontare l’ultima discesa seria: una discesa bellissima, tra grossi massi e piante tipiche della macchia mediterranea. Si scende, rapidamente di quasi 600 metri sulle gambe ormai stanche e con qualche accenno di crampi ai bicipiti femorali, che contengo con una certa attenzione al passo, pur mantenendo elastici gli appoggi.
Ovviamente dopo aver ripreso la strada corretta al bivio, ho superato un po’ di trailer, finché non ho incrociato un runner in difficoltà. Il caldo lo aveva fiaccato, aveva appena vomitato ed era in preda ad un crampo subito dopo una caduta. La mia gara cronometricamente era andata, non ci ho pensato due volte ad aiutarlo, anzi lo avrei aiutato anche se fossi stato in piena gara.
Lo scorto al successivo ristoro dove si ferma un poco a recuperare (da buon “capatosta” non ne aveva alcuna intenzione!) e mentre osservo come scende, se ce la fa, prendo una storta alla caviglia sinistra. Stringo i denti e tiro avanti, mancano sì e no 5 km al traguardo!
Finita la discesa sterrata si rientra su strada per gli ultimi momenti di gara: passo in mezzo al paese, la gente mi incita come ha fatto e farà con tutti!
Taglio il traguardo dopo 5 ore e 15 minuti, con 10 minuti di pause incluse, felicissimo e accolto dai mitici amici di Soul Running! 26° posto in classifica e la consapevolezza che senza errori sarebbe stato un 12° posto: un ulteriore sprone per il prossimo anno!
È stata un’esperienza bellissima, il primo vero trail, probabilmente, non si scorda mai, poi poter fare questa esperienza nelle terre della tua regione ha un sapore speciale.
All’anno prossimo, amici. Chissà, magari per la lunga.