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venerdì 31 gennaio 2014

Merrell Bare Access Ultra e nuove tendenze minimal


Pare che quest'anno Merrell lanci una versione speciale della Bare Access, la sua scarpa drop 0 dedicata a chi voglia entrare nel mondo minimal oppure dedicarsi alle lunghe distanze, con un poco di ammortizzazione in più.

La Bare Access Ultra avrà 12 mm di intersuola (contro gli 8 mm della bare access 2), di un materiale morbido (la Bare Access 2 è molto secca) e sempre drop 0.


Ecco il video di presentazione: http://www.youtube.com/watch?v=_6aDQ0xXANE

Possiamo fare qualche deduzione. Sicuramente la Bare Access 2 presenta, per molti di noi che l'hanno provata un paio di difetti: è troppo secca e secondo me anche troppo alta (e quindi anche un po' meno flessibile di quanto si desideri) per essere una minimal.

Il fatto che sia troppo secca ne fa una scarpa non tanto da lunghi, come l'avrebbe concepita Merrell, ma da velocità. Io stesso l'ho usata con profitto in competizioni da 5k e 10k. Anzi, secondo me rende al meglio proprio sulle brevissime distanze. Questa caratteristica, però, nel mio caso, e non solo nel mio, come si legge sui forum, affatica molto facilmente i tendini d'achille.

Come dicevo, la scarpa è anche molto alta: quell'intersuola da 8 mm molto rigida, sommata alla suola, fa già della bare access 2 una scarpa altra circa 15 mm. Questi sembrano pochi per chi viene da scarpe strutturate, ma in realtà per me ha lo stesso effetto dei drop positivi, cioè favorisce un appoggio di tallone e un contatto del piede a terra maggiormente angolato. Insomma, la scarpa tocca a terra prima del previsto, portando l'appoggio su una zona del mesopiede più arretrata e predisponendo maggiormente all'iperpronazione. Il fatto che la suola sia poco smussata nei punti di contatto e molto alta rende la rotazione da supinazione a pronazione fin troppo rapida e partendo da una posizione molto angolata: tutto ciò per me è fonte di possibili fastidi alle caviglie e alle ginocchia. Non per nulla percepisco come più morbida la road glove 2 di Merrell, che ha la metà dell'intersuola (4 mm) ed una suola simile, ed ancor più morbida e fluida nelle fasi di transizione la bassissima Merrell Vapor Glove (scarpa alta 5 mm, praticamente una suola con una interusola quasi assente e nessuna struttura, un vero calzino).

Con la Bare Access 2 Merrell interviene sull'aspetto intersuola, ammorbidendola e aumentandone lo spessore, se ho ben inteso, di circa il 50%. Come dice il nome, la scarpa dovrebbe essere indicata per gli amanti delle lunghissime distanze, magari agli ultramaratoneti da asfalto o da sentieri non tecnici.
Se è vero che un'intersuola morbida dovrebbe rendere la scarpa sia più "permissiva" verso gli errori di appoggio che più comoda in generale, seguendo una strada che vede in Hoka l'attuale rappresentante principale, per me la strada è quella sbagliata.
Il rischio è quello di rendere il piede molto passivo: le Merrell (tranne la vapor glove e la trail glove, per mia conoscenza diretta) hanno un moderato supporto dell'arco, che da questo punto di vista è uno svantaggio, poiché riduce le proprietà ammortizzanti del piede e, secondo me, tende a spostare l'appoggio sull'esterno, rendendolo più rigido; se in più si aggiunge un'intersuola alta, aumentano gli svantaggi di cui parlavo poc'anzi.
Se a questo sommiamo la morbidezza della stessa, il rischio è quello di non sfruttare a propriocettività del piede, rendendo l'appoggio insicuro, a scapito delle articolazioni. Certo, se l'intersuola fosse solo più morbida di quella delle bare access 2, ma comunque abbastanza "firm", la scarpa potrebbe anche essere migliore della bare access 2 da questo punto di vista. Restano gli altri svantaggi appena rappresentati, derivanti da una suola molto alta, però.

In generale, a mio modo di vedere, si può notare una tendenza nel mondo delle scarpe da corsa che sta avvicinando le minimal alle strutturate. Prendiamo l'esempio della Brooks Transcend appena presentata: scarpa a drop intermedio, 8 mm (come ne fanno già da un po' Saucony su buona parte della gamma e New Balance, giusto per fare un paio di nomi illustri), abbastanza alta e morbida (secondo quanto dichiarato), con un sistema di controllo dell'appoggio meno invasivo di quello di una A4, ma comunque presente (e, temo, necessario, per la mortifera congiunzione di intersuola alta, morbida e non del tutto piatta, per quanto 8 mm di drop siano meglio di 12 mm: l'appoggio si fa instabile e si rende necessario irrigidire la suola per correggerlo, relegando il piede ad una funzione ancor più passiva).
Alcune aziende stanno imparando a fare scarpe strutturate più "sensibili", meno corrette, favorendo un appoggio più naturale, un miglior lavoro del piede, rispetto a quanto ci avevano abituato con le A3 e le A4 degli ultimi anni.
Contemporaneamente si apre una linea di minimal meno minimal (perdonate il gioco di parole): penso che la cosa sia dovuta sia a volumi di vendita non esaltanti, in parte dovuti alla scarsa voglia dimostrata dai runner di imparare qualcosa in fatto di tecnica di corsa (e magari parliamo di runner perennemente infortunati per questo) e di superare le normali difficoltà di adattamento. Se a questo sommiamo il fatto che la maggior parte dei runner gradisce scarpe morbide e molto ammortizzate, pensando di non essere in grado di correre in altra maniera senza distruggersi (e senza capire che è proprio questo ruolo passivo del piede e quel rialzo innaturale al tallone a rendere tutto il gesto più critico), il quadro è completo.
Alla fine molti di noi hanno provato, e con successo di solito, le minimal per uscire da un circolo vizioso di infortuni connessi a scarpe eccessivamente strutturate e morbide: non tutti i runner hanno però la possibilità di studiare le alternative di mercato e le implicazioni biomeccaniche; ed in questo la gran parte dei negozianti sono piuttosto di intralcio, che non di aiuto.
E, si sa, le aziende vendono quello che il cliente chiede: la legge della domanda e dell'offerta non fallisce!